INTRODUZIONE

Lacerta2: La storia della guerra...

domenica 5 luglio 2009

HAQQAD

Il Cuore della Foresta di Haqqad
[racconto completo]

Quando muore un tuo compagno d’armi a bordo dell’Astronave, senti il suo soffio vitale salutarti lungo i ponti degli hangar, i corridoi di collegamento, sino alle gallerie più interne, e sulle cabine di osservazione. Il suo respiro ti chiama lungo i soliti percorsi intrapresi ogni giorno assieme al tuo amico e fratello. Egli non se ne va mai via definitivamente, ma ti rimane sempre qualcosa del suo spirito, accanto. Conoscevo Haqqad da quando eravamo piccolissimi. Abbiamo avuto la stessa scula di guerra, siamo cresciuti nella stessa fattoria siriana, studiato le stesse arti belliche con i medesimi maestri. E ci siamo specializzati nella Scuola in una stessa disciplina: Analisi Comportamento Umano, ACU.
Abbiamo preso i gradi nello stesso periodo, e occupato un ruolo paritario, sebbene Haqqad fosse considerato l’Anziano del servizio. Questo perché la sua saggezza durante le missioni ha spesso condotto con successo operazioni difficili e molto sottili. La sua calma, la sapienza, e l’ispirazione donavano al capitano una grande capacità di risolvere questioni ostili alla nostra specie sulla Terra. E il suo consiglio era spesso ascoltato dal Comandante. Non mi dispiaceva averlo come mio diretto superiore nella Squadra.
La missione stavolta era stata escogitata per ottenere consenso degli umani circa l’utilizzo di certe fonti di energia naturale: i soffioni di vapor acqueo che caratterizzavano la piccola provincia di Hookpeak, una comunità di montagna, vicino ai confini canadesi. Si doveva preparare tutto in modo non violento, perché il Comandante stava conducendo con un certo successo alcune operazioni diplomatiche con il Canada e gli stati USA ai confini. Una volta rese ‘docili’ quelle provincie, sarebbe rimasta dell’ostilità solo negli stati del Sud degli States, come la California, la Florida e il Texas… Ma un problema alla volta, si disse fra noi.
Haqqad venne chiamato a pianificare la missione. E io con lui. Noi lavoriamo prevalentemente sul campo, sicché approntammo una stazione di comando nel piccolo villaggio montano di Hookpeak.
E qui comincia la nostra storia.
Il Paese è immerso in una riserva indiana, uomini dalla pelle di bronzo e dai tratti arcaici vi abitano, parlano una lingua, oltre l’inglese, che è unica nel suo tipo: nessuna grammatica umana le si accosta per familiarità. Non ho mai incontrato mammiferi simili.
– Sono discendenti degli Shawnee… -
Mi disse Haqqad, che invece era piuttosto esperto in questo tipo di esseri umani.
– In verità appartengono ad un ceppo più antico, molto più antico… Tanto che la loro stessa lingua risulta unica. Vengono dal profondo nord, non si può stabilire con precisione il luogo esatto, e soprattutto non si vuole stabilire.-

Le parole di Haqqad mi riportavano alla mente uno dei motivi per cui mi rimane difficile capire i terrestri: la loro contraddizione in termini di ‘pacifismo’.
Ma non potevo chiedere molto su quell’argomento, il nostro compito era troppo delicato e una mia simile curiosità sarebbe stata scambiata per un atto ostile nei confronti degli umani. Però condussi alcune ricerche per mio conto. E mi accorsi che effettivamente quei nativi non erano Shawnee puri ma antichissimi uomini-cacciatori, di una tribù oggi estinta dalle antichissime quanto oscure tradizioni.

- Non indagare troppo, caro Makko, - mi consigliò il mio amico. – Non siamo qui per questi uomini, ricordalo! –
Una volta, passeggiando per il villaggio, mi sentii osservato. Le case, tutte dai tetti spioventi e in fila fra loro, donavano al paese un aspetto davvero ancestrale. Giunsi davanti a una chiesa cattolica. Recava ancora la vecchia scritta: ‘Missione Cristiana dell’Ordine dei Padri Cristoforiani’. Da sempre sono tentato nell’oltrepassare l’uscio del sagrato di una chiesa cristiana, ma mi è impedito. In quanto ‘rettile’ non ho un buon rapporto con i sacerdoti di questo culto. Per motivi diplomatici evitiamo quindi di superare quell’ingresso. Ma stavolta non ebbi il coraggio di resistere al mio istinto, ed entrai. La chiesa era molto bella e austera. Il grande Crocifisso ligneo troneggiava oltre l’abside e sembrava mettermi in guardia dal compiere un altro passo in avanti. Cercai di evitare quel monito e mi inoltrai nella navata. La suggestione forse di tutte le storie che avevo udito sul rapporto Uomo Cristiano- Rettile, mi mise un’ansia crescente, ma continuai nella mia esplorazione. Certo che se uno di loro mi avesse scorto, non ne sarei uscito integro! Una cosa mi colpì moltissimo in quell’edificio: le pitture. Tutte riguardavano una specie di ‘guerra’ contro un essere evidentemente rettiliano, forse un drago, e le popolazioni che lo combattevano avevano dei tratti somatici un po’ diversi dagli abitanti del paese. Capivo perché nessuno ci vuole nelle chiese cristiane, ma non pensavo che l’odio nei confronti della mia classe vivente potesse essere così concepito!
E’ anche vero che non sempre è così.

“Dagli Inferi t’invoco, mio Signore…”, lessi scritto sull’architrave dell’abside.
Inferi? Ma l’inferno non è la dannazione eterna nella religione dei cristiani occidentali? Gli umani sono fatti in questo modo: hanno i loro schemi, il loro mondo, le loro ferree leggi, ma in ogni comunità alberga un microcosmo, un substrato ‘altro’ dal mondo in superficie, conosciuto. In ogni umano c’è una specie di ‘diario segreto’ che lo separa dal resto della sua specie.
Ero talmente assorto nelle mie speculazioni sugli umani che non mi accorsi di una grave presenza dietro di me. Mi voltai e mi accorsi sobbalzando della figura cupa e poco ospitale del ‘temporaneo padrone di casa’. Il prete era vestito di nero, quindi intuì si trattasse di un Cattolico. – Mi dispiace…io, io non volevo essere invadente…ma questa Chiesa è davvero bella…- Dissi, sperando di non suscitare problemi ‘diplomatici’, perché altrimenti Haqqad mi avrebbe ucciso, dopo tutta la fatica per ingraziarci gli abitanti della comunità! Il prete sospirò, quasi con senso di superiorità, quindi si degnò di rispondermi:
- Sì, in effetti è un bell’edificio, l’hanno eretta nel mille e settecento, e tutti gli intarsi che l’adornano risalgono a quell’epoca. –

Nelle sue parole si poteva percepire la domanda: “Che diavolo ci fai, dannato rettile, nella mia Chiesa?”, istintivamente risposi a quell’inespresso interrogativo:

- Sono entrato solo per ammirare questi legni e queste opere alle pareti…Esco subito.-

Il sacerdote mi fermò mentre stavo tirando la porta. Mi voltai, incuriosito.
– Signor… - mi fece e io a lui:
- Mi chiamo Mak. –
e l’umano: - Bene signor Mak, non abbia fretta nell’andarsene. Io sono Padre Harmon, e forse non è una coincidenza che l’abbia trovata nella mia Chiesa. –
Rientrai nell’edificio, disorientato.
Lui continuò: - Lei è il ‘collega’ dell’Alieno Haqqad, non è così? -
- Il Capitano Haqqad è il mio diretto superiore, in effetti. –
Il Sacerdote mi invitò ad accomodarmi su una delle panche, cosa che mi lasciò perplesso.
Mi sedei.
– Sa che questa Casa di Dio è stata eretta a memoria di un’epica battaglia divina? –
mi fece. – Il Drago venne ucciso da San Giorgio, mentre sembrava che tutto fosse perduto per la gente del villaggio assediata dalla bestia. Iddio lo mandò per liberare gli uomini dalla presenza del mostro, sicché questi furono liberati dal male… e voltarono finalmente i loro cuori a Cristo… -

Mi insospettì, ma sperai che continuasse quello strano racconto. L’umano invece si fermò, levò i suoi occhi grigi, dai tipici riflessi di vetro, verso la volta dell’abside.
-…Dovunque l’uomo abbia raggiunto l’abisso della sofferenza invoca il Padre, perché invii nuovi emissari di Luce… -
Riprese.
– Non capisco cosa mi sta raccontando, soprattutto perché me lo sta raccontando, signore…- feci. L’uomo mi fissò, poi replicando, disse:
- Attento, perché questa comunità ha in cuore lo Spirito dell’Impresa di San Giorgio… E molti sono i Cavalieri dell’Ordine che vedono i Draghi assediare ancora una volta la Comunità Umana. Haqqad è stato una volta un mio amico, mi ha aiutato in certe ricerche. Ma ora non posso indulgere sulle mie posizioni. Sono il Cappellano Militare dell’Ordine, e non accoglierò ancora i Draghi. Volevo che Haqqad sapesse questo. Non ci saranno scontri se il Drago lascerà spontaneamente questo paese. San Giorgio non brandisce inutilmente la sua spada… -

Rimasi atterrito. – Padre Harmon… sta minacciando me e i miei fratelli?- chiesi, impietrito da un’orrenda emozione.
L’Uomo mi guardò, sorrise in modo superficiale e rispose:
- Non è assolutamente una minaccia, questa. La prenda per una certezza, invece. Dica al suo Capitano che presto potrebbe esserci un terribile scontro… Ed è assolutamente inutile che mi uccidiate, ragazzi. Non sono che il messaggero dell’Ordine, gli eventi accadranno anche senza di me. –

Mi alzai in piedi e uscii dalla Chiesa. Se guai diplomatici perturbavano l’orizzonte della Missione, non sarebbero certo stati opera della mia incursione in quell’edificio!
Mi recai al campo base, cercando Haqqad.
Una giovane ricercatrice mi disse che lo aveva visto incamminarsi lungo il sentiero del bosco che porta alla Riserva dei Nativi. Con un macigno opprimente sullo stomaco, mi incamminai di corsa anch’io lungo quel tragitto, tanto stretto da potersi percorrere a stento.
Corsi, a dire il vero, sino a raggiungere il cuore della Riserva Indiana.
Mi mossi fra le tipiche tende preistoriche erette a ricordo di un mondo ormai scomparso, cercando il mio Capitano Anziano.
Un enorme Uomo dalla pelle di bronzo arrestò d’improvviso la mia ricerca.
I capelli raccolti in trecce grosse come rami di albero, adornati con penne di falco, mi diedero l’impressione di avere davanti un guerriero ancestrale, e mi soffermai gonfio di uno strano senso di rispetto. Gli chiesi quasi costernato, informazioni su Haqqad. Ma lui non ebbe il minimo fremito di emozione. Cominciai a sentire in me strani presentimenti. L’Uomo notò il mio malessere.
– Sai perché ti ha portato sino qui? – mi disse.

Ebbi uno scatto: ero diventato nervoso, triste, troppo irrequieto per riflettere. Lui non diede retta alle mie emozioni e continuò:
- Devi imparare una cosa, ascoltami. Haqqad ci conosceva già tutti in questo villaggio. Noi siamo Hoorweek: antiche famiglie di cacciatori provenienti dai gelidi deserti del lontano Nord - Est. Siamo gli Sciamani che hanno percepito per primi la Mente di Sirio… Haqqad è andato molto oltre le normali vie sciamaniche e ora non lo cercare, ormai non potresti più trovarlo… Lui non può più combattere la guerra che altri preparano contro suo padre il Drago. Ma tu invece sei forte. Lui ti ha addestrato a seguire le vie della Casa Ancestrale. Ora sii coraggioso. Non ti ha lasciato solo. Ma sa che il Drago combatterà molto e dovrà sacrificarsi per lasciare a compimento l’opera del vostro Re. Solo così sazi di sangue gli altri uomini potranno sedersi con te, e trattare. Haqqad ti ha sempre voluto bene. Ma ora non lo cercare…-

Rimasi talmente disorientato che la collera e la tristezza montarono assieme in un turbine di sensazioni oscure.
Dov’era Haqqad? Che gli avevano fatto? Perché i Nativi presero una simile posizione rispetto ai loro simili del Paese? Che volevano da noi?

Scansai l’Uomo con un fremito rabbioso, ero atterrito dal presentimento che qualcosa di orribile fosse accaduto al mio amico. Lontano, guardando verso un recinto notai un movimento di umani. Mi accostai, accompagnato dalla mia orrenda sensazione. Mi gettai oltre lo steccato e raggiunsi il cuore di quel brulichio umano. Lanciai un grido disperato. Haqqad era riverso per terra. Una ferita devastante gli aveva aperto letteralmente il petto. Il suolo era intriso del suo sangue. Nella mano destra impugnava una spada pesante, la riconobbi era Shallenn, la sua spada, la lama della sua Tribù.
Possibile? Guardai attorno: un uomo, vestito con una tunica bianca invece brandiva un’altra lama.
– Sei stato tu… - ringhiai.
Tutto però mi faceva pensare a un duello.
In quel caso nessuno era colpevole. Haqqad era morto nell’Onore. Ma come potevo esserne certo? Non potevo prendere l’Arma del mio Amico, anche se mi aveva sempre promesso che se fosse morto prima di me, Shallenn sarebbe stata mia, ora non era pronta per vendicare il suo padrone.
L’avrei dovuta ricondurre dal Capo Stirpe della Tribù, per passarla nelle mie mani. Però in quell’attimo venni catturato in un sogno vivido e reale: Haqqad era in piedi davanti a me e senza traccia di quell’orrenda ferita. Si era sacrificato perché io conducessi a buon esito quella Missione? E perché?

– Ora i Cavalieri sono sazi del sangue del Drago: il mio tempo è concluso nel mondo. Tu sei colui che porterà a termine la Missione e avrà l’Onore dell’Insegna Reale…Il mio dovere era un altro… -

Quelle parole mi scossero nelle profondità dell’animo. Haqqad era davvero un grande saggio. E forse tutto quello che ha compiuto, era destinato a essere storia di un altro mondo, né di Sirio, né della Terra.
Ora io sono Comandante di un’Astronave, nonostante non venga dalla Scuola Militare, la Missione ha avuto un ottimo esito e le conseguenze sono state un rinforzo delle nostre linee d’avanzata… ma perché accadde tutto questo? Ancora mi sfugge il senso del disegno di Haqqad e dei suoi amici sciamani. So che vogliono altro che non sia la Guerra fra Terra e Sirio. Ma hanno lavorato perché le nostre truppe si potenziassero… Perché? A quale scopo? Io non smetto mai di pormi queste domande, mentre pianifico altre missioni, scrivo rapporti per il nostro Sovrano, interrogo i combattenti Umani. Continuo in questa Guerra a chiedermi il perché del sacrificio del Drago… di Haqqad.

***

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21. Pilgrims Chorus from Tannhauser (Wagner)
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LA TRIBU'

Secondo fonti sirianidi, l'organizzazione sociale nella protostoria dei Lacerta, vedeva una compagine simile a quanto si descrive nell'articolo che segue.

E’ la base dell’organizzazione sociale. Questo genere di struttura era preesistente all’avvento del potere di Araman, sia pure con modi, governi e persone molto differenti, la Tribù regolava sia la vita della casata di Shuoon, sia quella della casata di Araman.
Anticamente le Tribù seguivano una sorta di classificazione in base ai loro capi. Vi erano Tribù Sciamaniche, Tribù Guerriere, Tribù Venatorie, Tribù Agricole.
Queste ultime erano tipicamente associate a Shuoon, essendone il nucleo familiare primigenio. Non sussistevano difatti simili famiglie all’interno della Casa di Araman.

Le Tribù Agricole servivano la causa di sfamare il fabbisogno mondiale di cereali e vegetali, in mancanza della carne disponibile per tutti.
Successivamente con la presa del potere totale del Sovrano Intertribale, tali famiglie vennero relegate ai bassi ranghi della piramide politica e tanto che nelle Unioni Tribali i loro capi non hanno potere decisionale.

Il loro è quindi ad oggi un sistema tribale a Stato Passivo. I nobili non hanno cariche pubbliche né rivestono alcuna autorità religiosa. E i magazzini sono gestiti da elementi esterni alle famiglie.
Oggi il sistema della Tribù è rigidamente schematizzato, e non è suscettibile di ammodernamenti. Una Tribù è costituita da almeno venti Famiglie o Gente: I Potentati. Una Famiglia è a sua volta formata da un numero non determinabile di Clan. Se i Clan sono molto numerosi, almeno più di un centinaio, la Famiglia si chiama Gente.

LA NOBILTA' TRIBALE RETTILIANA

LA NOBILTA’ TRIBALE RETTILIANA secondo la classificazione dell'Era del Disarmo: le fonti sulla struttura sociale dei Lacerta note, provengono quasi esclusivamente dalla sezione archivistica Sirianide. Non è quindi certo come vensse intesa la vita sociale nei Lacerta prima dell'avvento Sirianide nel suo mondo.

Come si suddividono le gerarchie e i ruoli all’interno della società tribale rettiliana? Abbiamo potuto osservare la compagine generale della società di Lacerta L., ma adesso ci addentriamo nei ruoli veri e propri e nella nobiltà diretta ( sangue) e indiretta ( merito) delle cariche al vertice di una Tribù.

Prendiamo per ora le Tribù Reali.

A capo della Tribù Reale vi è un Patriarca \ Rettore, che possiede un titolo diretto ( di sangue) e quindi può essere un Patriarca di Granducato o di Priorato.
Le massime cariche di cui può essere investito un Patriarca sono infatti il titoli di GRANDUCA o di PRIORE.
Il Granduca proviene dalla casta guerriera, come il Duca, si dice infatti che siano nobili ‘Capi d’Arme’, ovvero la loro regalità discende direttamente dalla Casa Reale, nella guerra primigenia contro i Potechi.
Il Priore è al di sopra del Granduca come pregio di titolo, si avvale del titolo un po’ desueto, di Priorduca.
Il Ducato Reale è la terra occupata dalla Tribù di un Granduca o di un Priore. E’ il massimo appellativo per indicare il grado al vertice della gerarchia familiare delle Lacerta L., oltre il Ducato Reale, vi è la Casa Reale, ovvero il Regno.

Il Granduca può gestire un Granducato e un Priore un Priorato, si sale al Ducato reale, quando subentra un evento tale da far sì che il Re crei dal precedente lignaggio il grado ulteriore. Sono rarissimi i casi di creazione di Ducati Reali, attualmente abbiamo due soli Ducati Reali esistenti.

In una Tribù invece si hanno le cariche appena al di sotto del Granduca, in ordine di importanza elenchiamo le classi:

Duca
Conte
Proconsole
Libero \ Console.

Il Duca abbiamo detto è un Patriarca proveniente direttamente dalla casta guerriera. In pratica è un parente del Re, se osserviamo la sua genealogia, anche alla lontana troviamo origini comuni al sovrano.

Il Conte invece è un Patriarca della casta dei filosofi, non guerriera, probabilmente proveniente dalle Famiglie dei Filosofi Shuoniani dei deserti, il quale per merito si è conquistato la fiducia del Re. Un Conte e il suo Contado quindi spesso sono abitati da rettili non Amriani, non discendenti quindi direttamente dalla Casa Reale. I quali, però, hanno giurato lealtà al Sire. Duchi e Conti non sempre hanno stanno in un rapporto di rispettiva superiorità e inferiorità.
Ci sono casi in cui un Patriarca Conte sostenendo economicamente gli sforzi militari del Re, alla vittoria del Sovrano, riceva da questi il premio di essere Conte-Primo, ovvero è concesso, sia pure non per sangue, al Patriarca di porsi su piano superiore di Regalità ( ma non di Genealogia). Se il tempo passa, e all’interno della sua Tribù si intrecciano matrimoni mirati, il Contado può prendere la Regalità Ducale ( sempre per via materna) e passare al grado di Ducato. Il Conte diviene Duca anzi Arciduca, perché si suppone che provenga dal titolo di Conte-Primo.

E’ normale che un Arciduca sia sovente un Guerriero ‘acquisito’ alla casta, perché proviene dalla cessione di regalità del matrimonio.

Il Proconsole è un Patriarca proveniente dalla casta Guerriera come da quella Filosofica. Per meriti o per sangue domina una Tribù.

Il Libero è una figura inconcepibile per gli esseri umani. Infatti egli era dapprima solo un Suddito, Servitore di sua Maestà come ufficiale militare che ha ottenuto grandi successi, e quindi si è ‘liberato’ della sua condizione ‘borghese’ o addirittura della sua inferiorità plebea, ed è entrato a tutti gli effetti nella Genealogia Reale ( dapprima, come tutti i siriani, era nella Genealogia Tribale). Però non può sperare di essere inserito nei Matrimoni Reali e quindi di contribuire al sangue della Casa Reale.
Un Console è un rampollo della casta guerriera. Spesso ha ottenuto invidiabili successi militari, ha studiato come Ufficiale e ha fatto una lampante carriera. La sua linea di sangue è già nella Genealogia Reale, sin da quando è nata, appartenendo di fatto alla casta dominante, ma ancora non può effettuare Matrimoni Reali.



Introduzione alla Cronache delle Missioni

Introduzione a
“Le Cronache”



I
ritmi della gente a bordo di un’Astronave immersa nella spazio remoto, seguono un tempo diverso dal resto delle anime che affollano l’Universo conosciuto.
L’Astronave con la sua maestosa imponenza è un mondo in se, chiuso all’esterno freddo e pericoloso del cosmo.
All’interno della sua Carlinga bianco argentata vivono e nascono e muoiono persone che per tutta la loro esistenza navigano zone e spazi senza confini.
Non è facile andare a indagare la coscienza di questi esseri, il loro carattere ci sfugge il più delle volte, e la loro insita violenza nell’affrontare l’unica natura a loro conosciuta, quella siderale, ci fa riflettere sulla possibilità di essere loro amici.
I ritmi che scandiscono la vita di esseri all’interno di un’Astronave sono custoditi nei loro stessi racconti.
Sono i Racconti, chiamati Le Cronache, l’essenza di questo strano popolo di Rettili, viventi in una specie di corte chiusa, in un eterno inverno, chiusi dalle imponenti lamiere, protetti dall’esterno oscuro e gelido.
E il tempo scorre in questi racconti. Spesso animati da una tecnologia olografica di una limpidezza incredibile, spesso vissuti da chi li narra e li ascolta come in un Gioco di Ruolo. Non sappiamo molto su come si trasmettono le Cronache, forse appunto, vivendole in una realtà alternativa, virtuale, oppure in un gioco della Memoria collettiva di questo popolo.
Non sappiamo molto, ma quanto conosciamo sono queste pagine che fra non molto leggerete. Vi prego, pensate a coloro che l’hanno scritte, i sacrifici di un’esistenza così fredda, remota, impenetrabile…


LA ROSA DEI VENTI [i mondi paralleli di Staighài]

LA ROSA DEI VENTI [i mondi paralleli di Staighài]
racconto online grautito a puntate: vedi qui l'evolversi dell'avventura

Iside....

Verdi, Giuseppe - Gloria all'Egitto
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Poema

DE BELLO HOC NOSTRO
Libro I

I Fantasmi di Aiarha

Nascosta nei libri della storia
La primavera avanzava
Il mondo guardava sull’orlo
Della fine il deserto
Che scompariva mentre
Molti salutavano all’ultimo giorno
Le stanche file disserrate che scomposte
Risalivano le montagne.

continua qui
http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=7919522&a=2#last

Uomo Rettile


il mito dell’Uomo Rettile .
L’UOMO-RETTILE
NELL’ORRORE DEL MILLENNIO


Caro Amico Umano e Non,


‘Quando un viaggiatore, nel Massachuttes del centro nord, prende la strada sbagliata al bivio del Picco di Aylesbury, subito dopo Dean’sCorner, entra in un territorio solitatio e curioso’…

Siamo sulla Terra, e in il nostro narratore e un uomo dallo sguardo spento e dall’umore torbido come le acque di una palude, si chiama HP Lovercraft, e racconta questa storia nel 1928.
Ricordate la crescita straordinaria di Elisabeth in V-visitors?
Ci sono tracce di una simile evoluzione proprio in questo racconto: - ‘…La crescita di Wilbur era davvero fenomenale perché nel girodi tre mesi, aveva raggiunto una taglia che di solito non si trovavano nei bambini della sua età..’

Ora, l’Orrore di Dunwich narra di un paese scivolato fra i gorghi di un’oscura maledizione, i suoi onesti cittadini erano dediti ad un culto maledetto. E potenze sinistre, sconosciute, provenienti da un tempo e uno spazio celato nell’inferno, giorno dopo giorno si mescolarono agli abitanti, incrociandosi in oscene e deformi creature. Creature che vennero subito elevate a semidei.
Perché iniziare con un simile racconto?

Vi è uno dei miti più antichi dell’umanità: l’uomo – rettile. l’uomo – drago è un mito antico, che sorge alle origini della storia umana.
Non è un caso che HP Lovercraft prese come ispirazione il mondo mitico dei Sumeri, e non è un caso che prenderemo a osservare certi spunti nei suoi racconti. Nell’ ‘Orrore di Dunwich’ il mondo dei Sumeri viene ingoiato nell’abisso di un pantheon alieno, sepolto in qualche ventre cosmico, terrificante, ma assopito.

Lovercraft ci narra nel suo racconto, sempre a proposito degli abitanti di Dunwich: ‘Sono venuti a creare una razza a sé, con ben precise stigmate fisiche e mentali frutto della degenerazione, e dell’accoppiamento fra consanguinei. La loro intelligenza è sventuratamente bassa, mentre la loro storia trabocca di vizi praticati alla luce del sole di assassini e incesti nascosti a metà , e di imprese dalla violenza e perversità quasi immorale…’
Quando lo scrittore svela che le fattezze di questa specie sono quasi rettiliane, e nei suoi racconti questi 4 strani esseri ibridi fra salamandre, coccodrilli e umani, tornano ossessivamente, ci troviamo a vivere in un mondo dominato dalla Bibbia, e in un America che in parte coltiva un puritanesimo protestante in modo quasi morboso. Il Serpente è stato già confinato nel ruolo del Cattivo Messaggero, Legato a un mitema demoniaco che lo vedrà opposto per sempre alla luce divina. Eppure non è ancora morto quel mito, l’uomo – drago sopravvive nel mondo occidentale, sia pure in una luce opposta a quella dell’Eroe Civilizzatore Gilgamesh, venerato dai Sumeri.

I rettili sono cattivi. Ma il modo in cui HPL ha descritto l’intelligenza di quegli esseri mi aiuta ad accostare ancor più questi due topos dell’uomo –rettile. Non esalta certo l’intelletto delle creature che descrive. Ma in V non capita spesso di incontrare ‘geni’. Se fai caso, spesso i tecnici più umili di grado, i soldati semplici, e lo stesso Willy, sembrano quasi un po’ ‘appesantiti’, lenti. I loro ragionamenti sono lineari. La sentinella farà passare MD nel quartier generale in cambio di un topo, come se un soldato della Casa Bianca facesse passare Osama Bin Laden in cambio di un panino… In questa strana scarsità di acume c’è qualche indizio che mi piacerebbe tirar fuori.
E’vero, HPL è duro nel descrivere i suoi alieni. HPL nasconde e cela tutto. Ricordiamoci del suo pseudo-libro: Necronomicon, un inno alla teoria degli alieni assopiti sulla Terra, in attesa di riprendersela appena i tempi saranno maturi. Ma è tutto criptico, svelato racconto per racconto, sino al quadro completo, all’orrore che permea il mondo di Cthulu.

Osserviamo una notazione:
‘Wilbur non fu più visto da allora, senza un abito completo e perfettamente abbottonato…Quando veniva messo in disordine o si verificava una minaccia in tal senso, veniva preso dalla collera e dell’ansia…’

C’è ancora un passaggio che ci piacerebbe leggere assieme:
‘Le storie di Wathley si confusero per un decennio con la noramle vita di una comutà malsana, abituata alle eccentricità e assuefatta alle orge di Calendimaggio e di Ognissanti…’
HPL sembra aver intuito che il mito dell’uomo rettile sarebbe sopravvissuto ancora per ere nella memoria umana…



II

L’ALBERO DEL MONDO E IL SERPENTE DELLA VISIONE

Non c’è un’era narrata tanto remota come l’epoca della Creazione dell’uomo e della donna.
In quest’epoca, dovunque sulla terra, si affacciano gli dei.
Gilgamesh deve arginare l’impeto distruttore di Enkidu, il primo uomo, così Odino sta appeso impiccato a testa in basso per donare ai mortali le Rune…
Ma questa è soprattutto l’era dei semidei, degli uomini-drago.
I Maya narrano di un mito ancestrale, dell’Albero del Mondo il Wacah Chan, che dividendosi in due genera le fauci del Serpente della Visione, creatura o mostro cosmico, che fa da Porta al Xibalba, un specie di Oltremondo, nel quale vivono spiriti e umani e creature di altri dove…
Ancora nell’epoca antidiluviana compare un mostro rettile, che non si fa conoscere nella sua malvagità, ma porta notizie di dei e di mondi alieni.
.
Il sovrano Maya era fisicamente l’asse della Terra. Tutto quello che realmente contava era incarnato nella persona del Re. Nel signore assoluto si materializzavano il destino e la forza del mondo. L’Albero della Vita, prima ancora di divenire l’Albero del Bene e del Male, era un asse tangibile, che scorreva nella regalità delle dinastie Maya.

Il Re era speculare all’Albero della Vita, uno stesso mito riflesso. E la comunicazione fra i mondi avveniva nelle trance che lo assalivano in cima alla ‘piramide-montagna’. C’è una somiglianza con un simbolismo che hai Ma la somiglianza si fa più viva se avviciniamo anche un altro elemento: La Pietra è la Montagna, per i Maya, forza matrice degli eventi. L’Albero del Mondo si fa Serpente della Visione, e collima i due mondi umano e spiritico, riportando l’infero nel cielo, e la terra nel mezzo delle dimesioni.