INTRODUZIONE

Lacerta2: La storia della guerra...

lunedì 6 luglio 2009

I GIORNI DEL SAURO 6

Non vi sono tramonti naturali nella memoria di quelli come me.
Assistiamo al potente spettacolo dell’universo da una loggia troppo alta del teatro. E la sottile linea rosata sull’orizzonte dei nostri sguardi non altro è che un semplice riflesso virtuale di un desiderio. Stavo nella sala dei ricordi per questo, quella sera. Contemplavo una luce sgorgante dal grande diamante centrale come acqua nativa di montagna, ma non ero solo. Accanto a me vi erano altri ufficiali, tutti rettili.
- Ieri ho ancora fatto quel sogno…- mi confidò Hemeyunn, una ragazza di qualche anno meno di me, un capo manipolo delle unità mediche. La donna aveva un’aria stanca e afflitta, mentre si aggiustava l’asciugamano immacolato sulle spalle. L’aiutai a calzarlo, quindi le dissi:
- Perché dobbiamo sbatterci così per qualche sogno?
- Ma ogni santissima notte!! Ti rendi conto?? Perché?
- A dire il vero non lo so il perché… Ma piano, piano, in quest’astronave tutti stiamo scivolando verso questi …sogni…-
- Che cosa vuoi dire? Che stiamo facendo tutti lo stesso sogno?-
- Ne abbiamo parlato…Sì. Sempre quella donna che scappa disperata sul crinale di una collina, con un piccolo avvolto in fasce di fortuna. Tutti e due sono coperti di cenci, disperati, Fuggono, senza voltarsi indietro, come se la morte li braccasse senza pietà…
E il capo manipolo:
- E il sole? Non c’è sole in quel sogno. Tutto ha una luce opaca, fredda, talora riesco a vedere anche l’inseguitore…
- Ah sì? Questa è una cosa nuova…dimmi.
Lei: - Non è molto chiaro, sembra un gruppo di … hai presente i cavalieri templari umani? Quelli che si vedono alla televisione…con le armature bianche e crociate…-
-?? Sì…ho in mente quello che dici: i Templari.
- I Templari, certo. Ma non li vedo in volto, hanno gli elmi. E un emblema viene portato avanti alla squadra degli inseguitori, da uno dei cavalieri.. E’ un’aquila…un aquila col le ali spiegate, e nel suo petto vi è inciso il muso di un leone…
- Uhm… tutti animali terrestri.
- Sono familiari, d’altronde stiamo studiando la natura terrestre da una vita.
- Già…- feci, sospirando. – Ora fa’ silenzio! – scattai in piedi. La ragazza si spaventò, ma poi capì il motivo del mio sobbalzo.
- Il Comandante!- urlai.
Nella sala si era avanzata la figura imponente ed enorme di un Vescovo. Tutti saltammo sull’attenti.
Il Vescovo si arrestò sull’ingresso. Mi lanciò un’occhiata quasi torva, con i suoi occhi grigi e freddi come laghi di un pianeta senza vita.
- Anhayan…devo parlarti, raggiungimi sul Ponte della Guardia.- fece, secco,
senza indugi. Poi si voltò, lasciando fluttuare il grande mantello nero sulla schiena mentre si allontanava. Scattai sull’attenti.
Non appena fu lontano, fuori dalla vista, ci rilassammo tutti.
Il medico mi guardò preoccupata: - O dio, chissà che vuole da te, con quel tono!- mi disse.
Scossi il volto, rispondendole: - Non so… forse il soffio di qualche spione…- dissi, pensando al prete umano e al nostro breve confronto dialettico.

Mi apprestai nel percorrere l’infinito corridoio che separava la nostra area dall’abitato dei nostri superiori. Un peso mi portavo, come un pellegrino sulla via romea: l’obolo della mia coscienza al mio dovere di ufficiale. Alla fine quel fardello lo avrei dovuto spendere in un modo o nell’altro: pagandolo in pegno di una vita senza più troppi problemi morali, oppure lasciandolo laddove avrebbe conosciuto la sua vera sorte: alle fonti della mia vita, una volta scoperto dove fossero.
Il portone grigio rifletteva una luce densa e metallica sulle pareti esterne. I triangolo accoppiati indicavano che ero davanti alla sala del mio Superiore.
- Sua Eminenza, eccomi a rapporto. –
Scattai sull’attenti.
L’imponente corpo del Principe ammantato di nero, mi era di spalle. Attesi in un mortale silenzio la sua voce. Ma per alcuni istanti non udii nulla. Rimasi lì, aspettando la sua voce. Egli scosse il capo, quindi maestosamente si voltò verso di me.
- Anhayan, tu sai quale è il tuo destino?
Mi chiese, con il timbro roco e profondo di questi esseri.
_- Signore? Non…non capisco.
- Il tuo destino. Il tuo giuramento, Anhyan
- Il mio giuramento? Sono un Capitano della Sacra Armata Siriana, mio Signore.
- Infatti. E per chi combatti?
- Per il Sacro Regno di Sirio, Signore.
- Certo…- fece, con una calma sinistra.
- Signore…non capisco…
- Perché, cosa c’è da capire, Anhyan?
- Il motivo per cui mi ha chiamato a rapporto.
- Ti ho chiamato qui, Capitano per sincerarmi su una fastidiosa storia.
Capii allora che il prete aveva soffiato tutto sulla nostra conversazione. Cercai di evitarmi le ire funeste del Vescovo, anticipando con la mia versione, la faccenda.
- Signore, posso parlare?
- Parla
- Se la storia fastidiosa si riferisse alla mia abitudine di intraprendere disquisizioni filosofeggianti con i prelati umani…
- In effetti. Mi spieghi cosa c’entra il tuo destino di soldato del regno con la filosofia?
- La filosofia, signore? La filosofia…nulla. Non serve a nulla. Ma la mente conserva l’istinto di pensare. Anche in guerra.
- Se quell’istinto persevera in pensieri che allontanano dalla certa via indicata, non è contemplabile nei nostri pensieri.
- Ma io…chiedo scusa, Signora, cosa vi farebbe pensare che io mi stia allontanando dalla Via?
- Il sacerdote mi ha riferito che durante il rito non osservi la contemplazione alla Kabbà. Questo è altamente sconveniente, specie per un ufficiale, che dovrebbe essere d’esempio per il resto dell’esercito.
- Se è solo questo, Signore…Dissi al prete umano che la mente spesso vaga nell’infinità della volta sacra, attratta dall’estasi della contemplazione…non sempre gli occhi fissi su un punto indicano la vera meditazione…-
- Ti sbagli, Anhyan. La mia specie conta cento milioni di anni di storia, e da questa immensità temporale ha dettato i principi per il culto di Jehovea al resto dei popoli nell’universo. La Legge è stata portata negli angoli più oscuri dei mondi abitati, perché essi non cadessero nel caos e nella barbarie. La Legge è stata affidata al Sacro Esercito del quale tu sei parte, perché fosse rispettata senza appello alcuno. E’ di infinita importanza che il culto da noi imposto ai nostri soldati venga rispettato fin nei dettagli più impercettibili.
- Capisco…ma… cosa vi è di sbagliato nello scegliere il pellegrinare del proprio sguardo anziché la fissità della pupilla, per seguire la contemplazione…?
- Cosa? Tu non puoi neppure affacciarti alla sua importanza. Noi abbiamo innanzi l’intera causa di questa necessità, ma non tu, né gli umani, né alcun’altra specie potrebbe capirlo. Hai invocato un giuramento un tempo, ricordi?
- Lo ricordo, Signore…certo.
- Bene, allora dimmi come finisce…
- Come finisce? Sì…finisce così: ‘ Per Allath, Shalzad, Ammant, mi siano vicini gli Anunkat, invoco la clemenza di Jehovea e delle sue genie, mentre giuro di difendere strenuamente il sacro verbo del Regno Unificato di Sirio, di combattere per l’inviolabilità del suo soglio, senza lesinare nulla di me, sino a versare il mio sangue e lasciare agli dei creanti il mio ultimo respiro. Giuro questo, e se non dovessi, per viltà, rispettare questo giuramento, venga io maledetto e mi si sfasci la Casa, la mia gente mi rinneghi, la mia terra mi affami.’ … Ecco, termina in questo modo il Giuramento, signore.
- Bravo…ottima esposizione, sono colpito dalfatto che tie ne ricordi in modo così nitido – esordì il Vescovo. – Il Tradimento è una cosa indecente. Ne convieni?
- Il tradimento? E’ un atto orribile, certo, Signore.
- Indegno per un combattente. Ancor più se questi è un Capitano delle fila di un esercito sacro al tempo e agli Dei.
- Ne convengo – Cominciavo ad aver paura, la voce del vescovo era paternalistica, ma anche di una calma irreale.
- Non aggiungo altro, comprendo la tua intelligenza. Mi aspetto molto da te. Un Capitano ha un valore infinitamente superiore rispetto a un semplice servo dell’altare. Per me i meriti acquisiti sul campo di guerra non sono la stessa cosa di quanto è stato arraffato politicamente…Ora va pure. Sono certo della tua assoluta fedeltà.
- Grazie Signore – scattai sull’attenti, e obbedii, uscendo dalla sala.

Tornai verso la nostra area. Ripercorrendo il tunnel mi parve di udire ancora quelle parole del Vescovo, risuonare, tetre nella mia mente… E l’acclamazione della sua fiducia sapeva del suo contrario…

Nessun commento:

Posta un commento

Cos'è STAIGHAI...?

Uno Staigh è un clan di esseri alieni che vive nell'illegalità delle tenebre, nel sottosuolo delle grandi città umane terrestri. Vive e muore secondo un oscuro sistema di leggi e riti noti solo a loro, ma pericolosi tanto da mettere in discussione l'Ordime Mondiale o Nuovo Ordine del Mondo degli umani. Poichè l'Ordine Mondialeè sorto sulle basi di uno scellerato patto umano - alieno, questi clandestini si trovano a vivere contro ogni codice, sia sulla terra quanto sul loro pianeta. Un tempo vennero sul mondo umano per combattere e conpuistare il pianeta, poi avvenne il patto e loro si ritrovarono come una 'zavorra' scomoda per i loro stessi capi. Cacciati dal loro mondo perchè reduci pericolosi, interrati dalla memoria umana come criminali di guerra, ora i generali alieni si sono strutturati dei loro regni sotterranei, chiamati gli Staigh, o Staighài nella lingua degli alieni guerrieri, pronti a combattere e a difendere sino all'ultimo soldato la loro nuova e misteriosa esistenza, contro un sistema nato non col combattimento, ma dall'inganno...

Ci sono più cose fra il Cielo e la Terra....

Mozart, Wolfgang Amadeus - Requiem in D minor K 626 - Sequentia. Dies
Found at skreemr.com

I GIORNI DEL SAURO

...Il Diario di Anhyan, e la vita di un equipaggio alieno a bordo di un'Astronave mentre percorre il suo lungo viaggio, verrà pubblicato settimanalmente sul blog....
.....seguiteci nell'abisso delle infinità cosmiche....

...Orazio, di quanto ne sogni la tua filosofia

21. Pilgrims Chorus from Tannhauser (Wagner)
Found at skreemr.com
Bach, Johann Sebastian - Agnus Dei
Found at skreemr.com

LA TRIBU'

Secondo fonti sirianidi, l'organizzazione sociale nella protostoria dei Lacerta, vedeva una compagine simile a quanto si descrive nell'articolo che segue.

E’ la base dell’organizzazione sociale. Questo genere di struttura era preesistente all’avvento del potere di Araman, sia pure con modi, governi e persone molto differenti, la Tribù regolava sia la vita della casata di Shuoon, sia quella della casata di Araman.
Anticamente le Tribù seguivano una sorta di classificazione in base ai loro capi. Vi erano Tribù Sciamaniche, Tribù Guerriere, Tribù Venatorie, Tribù Agricole.
Queste ultime erano tipicamente associate a Shuoon, essendone il nucleo familiare primigenio. Non sussistevano difatti simili famiglie all’interno della Casa di Araman.

Le Tribù Agricole servivano la causa di sfamare il fabbisogno mondiale di cereali e vegetali, in mancanza della carne disponibile per tutti.
Successivamente con la presa del potere totale del Sovrano Intertribale, tali famiglie vennero relegate ai bassi ranghi della piramide politica e tanto che nelle Unioni Tribali i loro capi non hanno potere decisionale.

Il loro è quindi ad oggi un sistema tribale a Stato Passivo. I nobili non hanno cariche pubbliche né rivestono alcuna autorità religiosa. E i magazzini sono gestiti da elementi esterni alle famiglie.
Oggi il sistema della Tribù è rigidamente schematizzato, e non è suscettibile di ammodernamenti. Una Tribù è costituita da almeno venti Famiglie o Gente: I Potentati. Una Famiglia è a sua volta formata da un numero non determinabile di Clan. Se i Clan sono molto numerosi, almeno più di un centinaio, la Famiglia si chiama Gente.

LA NOBILTA' TRIBALE RETTILIANA

LA NOBILTA’ TRIBALE RETTILIANA secondo la classificazione dell'Era del Disarmo: le fonti sulla struttura sociale dei Lacerta note, provengono quasi esclusivamente dalla sezione archivistica Sirianide. Non è quindi certo come vensse intesa la vita sociale nei Lacerta prima dell'avvento Sirianide nel suo mondo.

Come si suddividono le gerarchie e i ruoli all’interno della società tribale rettiliana? Abbiamo potuto osservare la compagine generale della società di Lacerta L., ma adesso ci addentriamo nei ruoli veri e propri e nella nobiltà diretta ( sangue) e indiretta ( merito) delle cariche al vertice di una Tribù.

Prendiamo per ora le Tribù Reali.

A capo della Tribù Reale vi è un Patriarca \ Rettore, che possiede un titolo diretto ( di sangue) e quindi può essere un Patriarca di Granducato o di Priorato.
Le massime cariche di cui può essere investito un Patriarca sono infatti il titoli di GRANDUCA o di PRIORE.
Il Granduca proviene dalla casta guerriera, come il Duca, si dice infatti che siano nobili ‘Capi d’Arme’, ovvero la loro regalità discende direttamente dalla Casa Reale, nella guerra primigenia contro i Potechi.
Il Priore è al di sopra del Granduca come pregio di titolo, si avvale del titolo un po’ desueto, di Priorduca.
Il Ducato Reale è la terra occupata dalla Tribù di un Granduca o di un Priore. E’ il massimo appellativo per indicare il grado al vertice della gerarchia familiare delle Lacerta L., oltre il Ducato Reale, vi è la Casa Reale, ovvero il Regno.

Il Granduca può gestire un Granducato e un Priore un Priorato, si sale al Ducato reale, quando subentra un evento tale da far sì che il Re crei dal precedente lignaggio il grado ulteriore. Sono rarissimi i casi di creazione di Ducati Reali, attualmente abbiamo due soli Ducati Reali esistenti.

In una Tribù invece si hanno le cariche appena al di sotto del Granduca, in ordine di importanza elenchiamo le classi:

Duca
Conte
Proconsole
Libero \ Console.

Il Duca abbiamo detto è un Patriarca proveniente direttamente dalla casta guerriera. In pratica è un parente del Re, se osserviamo la sua genealogia, anche alla lontana troviamo origini comuni al sovrano.

Il Conte invece è un Patriarca della casta dei filosofi, non guerriera, probabilmente proveniente dalle Famiglie dei Filosofi Shuoniani dei deserti, il quale per merito si è conquistato la fiducia del Re. Un Conte e il suo Contado quindi spesso sono abitati da rettili non Amriani, non discendenti quindi direttamente dalla Casa Reale. I quali, però, hanno giurato lealtà al Sire. Duchi e Conti non sempre hanno stanno in un rapporto di rispettiva superiorità e inferiorità.
Ci sono casi in cui un Patriarca Conte sostenendo economicamente gli sforzi militari del Re, alla vittoria del Sovrano, riceva da questi il premio di essere Conte-Primo, ovvero è concesso, sia pure non per sangue, al Patriarca di porsi su piano superiore di Regalità ( ma non di Genealogia). Se il tempo passa, e all’interno della sua Tribù si intrecciano matrimoni mirati, il Contado può prendere la Regalità Ducale ( sempre per via materna) e passare al grado di Ducato. Il Conte diviene Duca anzi Arciduca, perché si suppone che provenga dal titolo di Conte-Primo.

E’ normale che un Arciduca sia sovente un Guerriero ‘acquisito’ alla casta, perché proviene dalla cessione di regalità del matrimonio.

Il Proconsole è un Patriarca proveniente dalla casta Guerriera come da quella Filosofica. Per meriti o per sangue domina una Tribù.

Il Libero è una figura inconcepibile per gli esseri umani. Infatti egli era dapprima solo un Suddito, Servitore di sua Maestà come ufficiale militare che ha ottenuto grandi successi, e quindi si è ‘liberato’ della sua condizione ‘borghese’ o addirittura della sua inferiorità plebea, ed è entrato a tutti gli effetti nella Genealogia Reale ( dapprima, come tutti i siriani, era nella Genealogia Tribale). Però non può sperare di essere inserito nei Matrimoni Reali e quindi di contribuire al sangue della Casa Reale.
Un Console è un rampollo della casta guerriera. Spesso ha ottenuto invidiabili successi militari, ha studiato come Ufficiale e ha fatto una lampante carriera. La sua linea di sangue è già nella Genealogia Reale, sin da quando è nata, appartenendo di fatto alla casta dominante, ma ancora non può effettuare Matrimoni Reali.



Introduzione alla Cronache delle Missioni

Introduzione a
“Le Cronache”



I
ritmi della gente a bordo di un’Astronave immersa nella spazio remoto, seguono un tempo diverso dal resto delle anime che affollano l’Universo conosciuto.
L’Astronave con la sua maestosa imponenza è un mondo in se, chiuso all’esterno freddo e pericoloso del cosmo.
All’interno della sua Carlinga bianco argentata vivono e nascono e muoiono persone che per tutta la loro esistenza navigano zone e spazi senza confini.
Non è facile andare a indagare la coscienza di questi esseri, il loro carattere ci sfugge il più delle volte, e la loro insita violenza nell’affrontare l’unica natura a loro conosciuta, quella siderale, ci fa riflettere sulla possibilità di essere loro amici.
I ritmi che scandiscono la vita di esseri all’interno di un’Astronave sono custoditi nei loro stessi racconti.
Sono i Racconti, chiamati Le Cronache, l’essenza di questo strano popolo di Rettili, viventi in una specie di corte chiusa, in un eterno inverno, chiusi dalle imponenti lamiere, protetti dall’esterno oscuro e gelido.
E il tempo scorre in questi racconti. Spesso animati da una tecnologia olografica di una limpidezza incredibile, spesso vissuti da chi li narra e li ascolta come in un Gioco di Ruolo. Non sappiamo molto su come si trasmettono le Cronache, forse appunto, vivendole in una realtà alternativa, virtuale, oppure in un gioco della Memoria collettiva di questo popolo.
Non sappiamo molto, ma quanto conosciamo sono queste pagine che fra non molto leggerete. Vi prego, pensate a coloro che l’hanno scritte, i sacrifici di un’esistenza così fredda, remota, impenetrabile…


LA ROSA DEI VENTI [i mondi paralleli di Staighài]

LA ROSA DEI VENTI [i mondi paralleli di Staighài]
racconto online grautito a puntate: vedi qui l'evolversi dell'avventura

Iside....

Verdi, Giuseppe - Gloria all'Egitto
Found at skreemr.com

Poema

DE BELLO HOC NOSTRO
Libro I

I Fantasmi di Aiarha

Nascosta nei libri della storia
La primavera avanzava
Il mondo guardava sull’orlo
Della fine il deserto
Che scompariva mentre
Molti salutavano all’ultimo giorno
Le stanche file disserrate che scomposte
Risalivano le montagne.

continua qui
http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=7919522&a=2#last

Uomo Rettile


il mito dell’Uomo Rettile .
L’UOMO-RETTILE
NELL’ORRORE DEL MILLENNIO


Caro Amico Umano e Non,


‘Quando un viaggiatore, nel Massachuttes del centro nord, prende la strada sbagliata al bivio del Picco di Aylesbury, subito dopo Dean’sCorner, entra in un territorio solitatio e curioso’…

Siamo sulla Terra, e in il nostro narratore e un uomo dallo sguardo spento e dall’umore torbido come le acque di una palude, si chiama HP Lovercraft, e racconta questa storia nel 1928.
Ricordate la crescita straordinaria di Elisabeth in V-visitors?
Ci sono tracce di una simile evoluzione proprio in questo racconto: - ‘…La crescita di Wilbur era davvero fenomenale perché nel girodi tre mesi, aveva raggiunto una taglia che di solito non si trovavano nei bambini della sua età..’

Ora, l’Orrore di Dunwich narra di un paese scivolato fra i gorghi di un’oscura maledizione, i suoi onesti cittadini erano dediti ad un culto maledetto. E potenze sinistre, sconosciute, provenienti da un tempo e uno spazio celato nell’inferno, giorno dopo giorno si mescolarono agli abitanti, incrociandosi in oscene e deformi creature. Creature che vennero subito elevate a semidei.
Perché iniziare con un simile racconto?

Vi è uno dei miti più antichi dell’umanità: l’uomo – rettile. l’uomo – drago è un mito antico, che sorge alle origini della storia umana.
Non è un caso che HP Lovercraft prese come ispirazione il mondo mitico dei Sumeri, e non è un caso che prenderemo a osservare certi spunti nei suoi racconti. Nell’ ‘Orrore di Dunwich’ il mondo dei Sumeri viene ingoiato nell’abisso di un pantheon alieno, sepolto in qualche ventre cosmico, terrificante, ma assopito.

Lovercraft ci narra nel suo racconto, sempre a proposito degli abitanti di Dunwich: ‘Sono venuti a creare una razza a sé, con ben precise stigmate fisiche e mentali frutto della degenerazione, e dell’accoppiamento fra consanguinei. La loro intelligenza è sventuratamente bassa, mentre la loro storia trabocca di vizi praticati alla luce del sole di assassini e incesti nascosti a metà , e di imprese dalla violenza e perversità quasi immorale…’
Quando lo scrittore svela che le fattezze di questa specie sono quasi rettiliane, e nei suoi racconti questi 4 strani esseri ibridi fra salamandre, coccodrilli e umani, tornano ossessivamente, ci troviamo a vivere in un mondo dominato dalla Bibbia, e in un America che in parte coltiva un puritanesimo protestante in modo quasi morboso. Il Serpente è stato già confinato nel ruolo del Cattivo Messaggero, Legato a un mitema demoniaco che lo vedrà opposto per sempre alla luce divina. Eppure non è ancora morto quel mito, l’uomo – drago sopravvive nel mondo occidentale, sia pure in una luce opposta a quella dell’Eroe Civilizzatore Gilgamesh, venerato dai Sumeri.

I rettili sono cattivi. Ma il modo in cui HPL ha descritto l’intelligenza di quegli esseri mi aiuta ad accostare ancor più questi due topos dell’uomo –rettile. Non esalta certo l’intelletto delle creature che descrive. Ma in V non capita spesso di incontrare ‘geni’. Se fai caso, spesso i tecnici più umili di grado, i soldati semplici, e lo stesso Willy, sembrano quasi un po’ ‘appesantiti’, lenti. I loro ragionamenti sono lineari. La sentinella farà passare MD nel quartier generale in cambio di un topo, come se un soldato della Casa Bianca facesse passare Osama Bin Laden in cambio di un panino… In questa strana scarsità di acume c’è qualche indizio che mi piacerebbe tirar fuori.
E’vero, HPL è duro nel descrivere i suoi alieni. HPL nasconde e cela tutto. Ricordiamoci del suo pseudo-libro: Necronomicon, un inno alla teoria degli alieni assopiti sulla Terra, in attesa di riprendersela appena i tempi saranno maturi. Ma è tutto criptico, svelato racconto per racconto, sino al quadro completo, all’orrore che permea il mondo di Cthulu.

Osserviamo una notazione:
‘Wilbur non fu più visto da allora, senza un abito completo e perfettamente abbottonato…Quando veniva messo in disordine o si verificava una minaccia in tal senso, veniva preso dalla collera e dell’ansia…’

C’è ancora un passaggio che ci piacerebbe leggere assieme:
‘Le storie di Wathley si confusero per un decennio con la noramle vita di una comutà malsana, abituata alle eccentricità e assuefatta alle orge di Calendimaggio e di Ognissanti…’
HPL sembra aver intuito che il mito dell’uomo rettile sarebbe sopravvissuto ancora per ere nella memoria umana…



II

L’ALBERO DEL MONDO E IL SERPENTE DELLA VISIONE

Non c’è un’era narrata tanto remota come l’epoca della Creazione dell’uomo e della donna.
In quest’epoca, dovunque sulla terra, si affacciano gli dei.
Gilgamesh deve arginare l’impeto distruttore di Enkidu, il primo uomo, così Odino sta appeso impiccato a testa in basso per donare ai mortali le Rune…
Ma questa è soprattutto l’era dei semidei, degli uomini-drago.
I Maya narrano di un mito ancestrale, dell’Albero del Mondo il Wacah Chan, che dividendosi in due genera le fauci del Serpente della Visione, creatura o mostro cosmico, che fa da Porta al Xibalba, un specie di Oltremondo, nel quale vivono spiriti e umani e creature di altri dove…
Ancora nell’epoca antidiluviana compare un mostro rettile, che non si fa conoscere nella sua malvagità, ma porta notizie di dei e di mondi alieni.
.
Il sovrano Maya era fisicamente l’asse della Terra. Tutto quello che realmente contava era incarnato nella persona del Re. Nel signore assoluto si materializzavano il destino e la forza del mondo. L’Albero della Vita, prima ancora di divenire l’Albero del Bene e del Male, era un asse tangibile, che scorreva nella regalità delle dinastie Maya.

Il Re era speculare all’Albero della Vita, uno stesso mito riflesso. E la comunicazione fra i mondi avveniva nelle trance che lo assalivano in cima alla ‘piramide-montagna’. C’è una somiglianza con un simbolismo che hai Ma la somiglianza si fa più viva se avviciniamo anche un altro elemento: La Pietra è la Montagna, per i Maya, forza matrice degli eventi. L’Albero del Mondo si fa Serpente della Visione, e collima i due mondi umano e spiritico, riportando l’infero nel cielo, e la terra nel mezzo delle dimesioni.