L’abbordaggio avvenne in modo tanto rapido quanto feroce. Nessuno degli occupanti del cargo scappò al suo orrendo destino.
Il Capitano Nerr comandava le truppe da sbarco, gli Assaltatori di Sua Maestà.
Stirpe di guerrieri incapaci di pronunciare la parola Pietà. Cinquanta soldati d’equipaggio, tanto basta al Triang OLPOM per spargere la sua semenza di morte e follia.
Un equipaggio OLPOM è di quanto più diabolico possa partorire il sistema di Sirio.
Nerr comandava il decimo equipaggio Olpom di Stniux, una rotta non troppo battuta dalle Astronavi Madri, ma terra di caccia per quella banda di assassini.
I soldati di Nerr, maschi e femmine, indossavano tute completamente nere, e avevano l’usanza di portare un fazzoletto cinto sul capo, nero e oro, con lunghi nodi che scendevano sino alle spalle. Spesso si dipingevano sul volto i sigilli reali. Chiunque li abbia mai incontrati non può dimenticarseli per il resto della vita.
Ma questa volta Nerr e i suoi andarono troppo oltre. Troppo oltre spinsero la loro insolenza e caddero in un tunnel oscuro.
Il cargo contro il quale rivolsero le armi, era un apparecchio Ghaak, motivo ulteriore per odiare i suoi naviganti. La Nave trasportava solo sementi vegetali, spighe di un nuovo grano alieno, duro e resistente. E il suo cuore era costituito da uno strano quanto enigmatico sarcofago di granito nero come la notte.
Cosa vi fosse dentro nessuno avrebbe mai potuto sospettarlo.
Non un Siriano. E tantomeno un Siriano dell’equipaggio di Nerr.
La prua affusolata del Triax puntò sulla carlinga del cargo Ghaak, ed estroflessi i rostri la agganciò, perforandola con una facilità straordinaria.
I rostri erano di Kentium, un metallo Siriano pressoché invulnerabile, la carlinga si aprì come un foglio di carta tagliato da un temperino.
I soldati entrarono facilmente e assaltarono subito le due principali torri di guardia.
Nerr penetrò alla bonifica dei ponti.
Gli Olpom uccisero tutti i membri dell’equipaggio con un furore indicibile, accecati dall’odio verso la gente Gaak.
Il sangue inondò tutto, riversandosi a rivi sulle scale di congiungimento dei ponti, nella plancia di controllo vi fu una mattanza infernale.
E fu poi che Nerr giunse nel cuore del cargo.
Il sarcofago troneggiava solitario ed oscuro nel mezzo della grande sala spoglia, dalle pareti lisce come ghiaccio.
Nerr, l’invincibile eroe, che terrorizzò l’universo, temuto anche dai suoi superiori, al punto di lasciarlo comandare un’intera zona cosmica: Stniux, ora si trovava davanti a qualcosa che neppure la sua micidiale forza fisica avrebbe potuto sconfiggere. Di Nerr si raccontava che fosse il frutto di una passione proibita fra un comandante araman e un sacerdote di Shion, l’anatema degli antenati ramiani fu tale da imporgli un orrendo destino.
Queste voci, l’invidia per la sua incredibile forza fisica in guerra, la capacità di stratega, lo isolarono, rendendolo un feroce avversario delle Famiglie Siriane vicine al Casato di Araman. Ma anche i Maestri di Shion temevano questo individuo, dall’ira senza freni, che non conosceva la pietà in battaglia, che aveva in odio ogni legge scritta. Solo il suo equipaggio di reietti e di gente incapace di vivere senza combattere, gli rimase sempre fedele. Ora Nerr rimase solo davanti a quell’oscuro sarcofago di granito nero.
Vi si avvicinò, scorgendovi all’interno delle parole incise in modo perfettamente leggibile nella pietra granitica: erano parole in un linguaggio antico siriano, che Nerr conosceva, essendo un dialetto ancora parlato nella Regione ove nacque.
Anche la lingua di Nerr aveva un sapore sacrilego, essendo l’ultimo dei Linguaggi Neri degli Scuati, antichi guerrieri sciamani aborriti da tutte le Scuole di Shion e dimenticati dai Patriarchi di Raman.
Nerr lesse, fra lo stupore dei suoi soldati, che non sapevano parlare quella lingua infernale.
Un soldato gli si fece vicino e gli chiese cosa volesse dire quella frase così senza senso.
Nerr: - Un senso ce lo ha, in Siriano suona in questo modo: <>
Per un attimo nella mente di Nerr si configurò una costellazione remota, dimenticata, i cui nomi di stelle vennero rimossi dalla memoria collettiva del popolo siriano, e solo la tremenda sorte del guerriero permise di recare in eterno l’ultima narrazione di quegli eventi su mondi perduti.
Fu l’odio profondo verso se stesso, l’inganno nel quale cadde, quando decise di uccidere i Maestri soniani, e allontanandosi per sempre anche da Araman, perse la via della sua specie e prese a vagare nell’eterna tenebra dell’odio.
Fu ramingo nel regno dell’assassinio e dell’ingiustizia, e ora che ne era diventato un re, il suo gesto fu ancora più blasfemo.
In preda al furore fece inginocchiare il Custode del sarcofago.
Lo spogliò della sua armatura, e per oltraggio supremo abbattè la sua spada, Antiaka, in grado di spezzare anche il metallo più resistente sul suo collo.
La testa del Custode rotolò sino a sbattere sul sarcofago. In quell’esatto momento nel silenzio ghiacciato dei soldati presenti, raggi della luminescenza opale come la morte, scaturirono dal granito, e inondarono Nerr, assieme al suo equipaggio.
Accecato dall’odio per l’affronto Nerr, fece distruggere quel luogo, ordinando ai suoi di spregiare in tutti modi più turpi il cuore di quel cargo. E così fu fatto.
L’ira del Comandante era pari solo alla sua crudele fantasia, e riuscì a violare in un modo così odioso quel luogo da essere addirittura nauseabondo per alcuni suoi soldati.
Al contempo, mentre si stavano originando quelle azioni così abominevoli sul Cargo, a bordo di un’Astronave Madre, comandata da Komudux, del Casato di Araman, si verificarono alcune anomalie tecniche.
Fu Gheppo, della gente di on, ad avvertire Komudux. I due si rispettavano, anche se le casate erano fiere avversarie. Nessuno avrebbe discusso sulle capacità dell’altro. Komudux e Gheppo navigavano sulla Haitan 201, un’Astronave superba, innovativa, immensa, lungo la rotta bonificata proprio dal Triax Olpom di Stniux, la Nave di Nerr.
Fu esattamente allora che quelle anomalie divennero tali da dover arrestare alcune operazioni nei reattori dell’Antimateria. Gheppo avvertì Komudux che i motori avrebbero sofferto troppo se non fosse stata subito analizzata e riparata l’anomalia.
Ma mentre l’Ufficiale Ingengnere stava elucubrando sui sistemi in avaria, Lethijnn, addetta alle comunicazioni navali, riportò affannosamente al suo Comandante un messaggio giunto in quell’istante.
- Massima Urgenza. Codice Rosso da un Triang. Signore… Stanno in deriva! –
- Calmati, dimmi esattamente dov’è e quale Nave è in pericolo.-
- Triang Olpom Stniux, Comandante…-
Silenzio.
Gelo.
A lei, una piccola ragazza appena nominata al suo incarico, parve di bestemmiare, pronunciando quelle ultime parole davanti al suo capo.
- Sì… sei sicura, Lethijnn?- - Certo, signore, ho controllato tre volte! –
- E’ un Codice Rosso, allora muoviamoci, attiva tutti i protocolli del caso. –
Così fece, inoltrò il messaggio appena ricevuto a tutte le altre Navi nei paraggi, mentre una squadra si preparò per agganciare il Triang in difficoltà.
Ma al sentire nominare l’equipaggio in pericolo, gli operatori ebbero moti di incredulità. – Su, forza, non si tratta mica di orchi cattivi, no? E voi che cosa siete: bimbi dell’asilo o soldati?- disse il capitano della Squadra di Soccorso, esortando alla fretta i suoi soldati.
Orchi… chissà a cosa stessero pensando i giovanissimi operatori della Squadra…
Il Triang fu finalmente in vista, e cominciarono le operazioni di avvicinamento.
Intanto l’anomalia dei reattori non era ancora stata individuata in modo preciso.
Gheppo lavorava intensamente da ore, oramai, ma la causa di quel difetto non venne ancora scoperta.
A un certo punto, Gheppo sobbalzò, scattando all’indietro. Rimase per un istante immobile.
Incredulo ascoltò delle flessioni nelle prove acustiche dei suoi strumenti di controllo.
Sembravano dapprima fischi di vento insensati, poi si configurarono suoni più delineati in quelle che sembravano echi di parole sconnesse.
Quindi quell’eco si delineò in parole sempre più nette e si udì, come in una vecchissima frequenza radio: <>. Gheppo inorridì.
Non capiva i Linguaggi Neri degli Sciuati, ma la Gente di Shion ricordava bene le inclinazioni delle loro parole.
Possibile? Cosa andava fantasticando? Lui, un Ingegnere! Frequenze radio nello spazio più profondo, nei pressi delle Zone Nere, dove neppure giunge la luce! La cosa gli parve tanto impossibile quanto orrenda.
Cercò di riascoltare in modo più asettico quelle sfumature di onde radio.
Nulla, erano esattamente le stesse parole che avevano vibrato in modo così chiaro poco prima!
D’improvviso entrò nella sala dei computers – reattori un giovane tenente, accompagnato da un anziano ed esperto sergente. – Tutto bene qui? – disse, affannosamente, come se avesse dovuto correre per raggiungere Gheppo.
Il sergente aveva la pistola sfoderata.
Gheppo rimase perplesso: - Io?…io, sì…ehi, che vi prende?- Il sergente scosse il volto: - Ma che stava facendo? Abbiamo udito voci quaggiù. E secondo il mio ruolino dovrebbe esserci soltanto lei, Capitano, qui dentro! E’ una zona interdetta al resto dell’equipaggio!
- Signori…io quaggiù sono solo! –
- Impossibile!!- fece il Tenente - i nostri strumenti indicano almeno nove persone!! –
Poi quelle voci provenienti da quelle oscure frequenze ripresero.
Gli strumenti delle due Guardie di Sicurezza impazzirono. Sembrava infatti di essere attorniati da una decina di persone!
- Io non capisco, qui non c’è nessuno! – disse il Sergente.
- Infatti… - fece Gheppo. Ma sentite anche voi queste voci? –
- Chiaramente, Capitano! – rispose l’Ufficiale.
- Impossibile! Avete fatto funzionare una radio in questa zona dello Spazio? – chiese incredulo il Sergente.
- E’ assurdo, singori… - fece Gheppo.
L’ansia cresceva, mentre crescevano le voci dal nulla. – Ma voi riuscite a capire cosa dicono? – chiese.
– No, no, Capitano, non capisco una parola! Ma che diavolo di lingua parlano? – fece il Sergente.
Non ci volle molto per sapere che anche il resto dell’Astronave sentiva quella strana frequenza radio, spandersi fra i corridoi, i ponti, e gli hangar…
Il Comandante chiamò subito gli esperti, ma non giunsero ad alcuna conclusione, mentre gli strumenti rivelarono che a bordo erano presenti oltre all’equipaggio almeno un altro centinaio di persone…Impossibile! Ci furono ricerche ovunque e condotte con tutti i mezzi, ma nessun’altra persona saltò fuori oltre i membri dell’equipaggio.
Intanto giunse un messaggio dalla Squadra di Soccorso: aveva raggiunto il Triang, e si apprestava a entrarvi.
L’abbordaggio venne effettuato senza problemi.
I soldati scesero sul Ponte, e si misero all’opera. Portarono le barelle, le borse mediche e si misero a cercare gli abitanti del Triang.
Nulla. Silenzio.
Chiamarono.
Nessuna risposta.
Buio ovunque, freddo.
Reattori al limite minimo della tensione.
Continuarono a cercare.
Poi un chiarore giallastro li attirò in fondo a un tunnel verso una delle sale di armamento. Lì, davanti ad uno spettacolo infernale, il Sergente arrestò i suoi soldati. Corpi dell’equipaggio Olpom distrutti, macellati in assurda atrocità, sparsi ovunque sulle pareti, sul pavimento, addirittura smembrati nelle turbine di lancio… Non c’era nessun sopravvissuto a quella carneficina. Ma cos’era accaduto? Poi il Sergente osservò ancora la sua guida con i nomi e i numeri dell’equipaggio: dopo un’irreale e oscena conta di quelli che sarebbero dovuti essere corpi ricomposti, ne mancava uno all’appello: il Capitano Nerr .
I soldati lo cercarono ovunque.
Ma nulla. Sino al momento in cui uno di loro avvertì un vento gelido provenire da un altro ponte, il Pontile di Controllo.
Lui era lì, seduto alla poltrona di comando. Immobile. I suoi occhi erano bianchi.
Il volto grigio, e senza espressione.
Ma chi…cos’era, si chiesero i soccorritori. Fu Nerr a parlare, e disse: <>
Nessuno lo capì.
Quando il Sergente gli si fece vicino per aiutarlo, lui ringhiò in modo spaventoso, e parlò ancora:- Questo è un luogo di morti e un morto li sorveglia.- .
- cosa…cosa vuole dire, signore? – fece incredulo il Sergente.
Nerr era infatti perito nella carneficina assieme ai suoi. Probabilmente vi fu un contrattacco dei Ghaak che si vendicarono di quella profanazione.
Ma rimane il corpo di Nerr sulla poltrona di comando. I soldati che l’hanno chiaramente udito mentre disse quelle parole al Sergente. Cosa fosse effettivamente accaduto non è mai stato provato. L’anomalia sull’Astronave Madre scomparve e il Triang venne fatto implodere, perché troppo danneggiato.
Gli strumenti però non tacquero. Quelle presenze ancora si percepiscono. Ad oggi, anche noi, seconda generazione a bordo, possiamo udire quelle oscure frequenze radio, ogni tanto, fra i tunnel. Che Nerr fosse stato maledetto in un inferno eterno di non morte con i suoi soldati? Il mio Casato, la gente di Raman, non proferì mai una spiegazine, né i Maestri di Shion lo fecero.
Se ascolti le parole nel Linguaggio Nero degli Sciuati rabbrividisci, perché senti dentro di te che provengono dall’abisso dissepolto con l’indecenza dell’odio di Nerr e dei suoi.
E se percepisci quelle ombre avvicinarsi, avverti un ghiaccio interiore, quasi dovesse morire il tuo spirito. Ma se ascolti, nella Zona Nera una radio, sappi solo che lì non possono esserci frequenze radio, e che sono i soldati dannati di Nerr.
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